Ti informiamo che, per migliorare la tua esperienza di navigazione questo sito utilizza dei cookie. In particolare il sito utilizza cookie tecnici e cookie di terze parti che consentono a queste ultime di accedere a dati personali raccolti durante la navigazione. Per maggiori informazioni consulta l’informativa estesa ai sensi dell’art. 13 del Codice della privacy. L'utente è consapevole che, proseguendo nella navigazione del sito web, accetta l'utilizzo dei cookie.

Home » Agronews » Agrobusiness, c’è chi scommette sulle “varietà vegetali”

Agronews

Agrobusiness, c’è chi scommette sulle “varietà vegetali”

Lo studio legale Trevisan & Cuonzo sostiene che una più moderna frontiera 'verde' dell'innovazione accuratamente protetta può costituire uno specifico diritto che, se opportunamente sfruttato, può dare nuova linfa al settore agricolo

Roma- L’ultima frontiera dell’agroalimentare italiano? Le “varietà vegetali”. A sostenerlo, in un’ottica di agrobusiness tricolore, è lo studio legale Trevisan & Cuonzo specializzato in diritto industriale e commerciale. L’analisi ribalta la convinzione che le Dop e Igp siano l’unica soluzione a un settore in crisi come tratteggiato-spiegano i legali- lo scorso febbraio dal secondo numero di “AgrOsserva”, l’osservatorio di Ismea e Unioncamere sulla congiuntura dell’agroalimentare italiano. Analizzando il bilancio complessivo del 2013 per l’agricoltura e l’industria alimentare, “AgrOsserva”- segnala lo studio legale- ha registrato la scomparsa di 33 mila aziende agricole in dodici mesi, pari ad una riduzione della base imprenditoriale del 4% rispetto all’anno precedente nonostante l’ Italia- secondo dati Istat- è al primo posto in Europa per prodotti alimentari di qualità.

La chiave del rilancio sostengono quindi gli avvocati- sta nella tutela delle “varietà vegetali”, ovvero varietà omogenee, stabili e diverse da quelle esistenti, dal carattere innovativo talmente forte da essere proteggibili alla stregua di qualunque altro diritto di proprietà intellettuale. Dallo studio legale si spiega infatti che con “varietà vegetale” ci si riferisce non solo ai vegetali e ai relativi ritrovati naturali o artificiali, ma anche al metodo di produzione, di utilizzazione ed eventuali mutazioni. Nell’argomentazione proposta viene segnalato inoltre che la privativa, o diritto d’esclusiva, di questo tipo di prodotti ha una durata di 20 anni dalla data di concessione, 30 per gli alberi e le viti.

Sul fronte italiano sembra però non molto valutata la possibilità delle “varietà vegetali” visto il numero di registrazioni nazionali . Da un recente studio dell’Ufficio Comunitario delle Varietà Vegetali (Cpvo) è emerso che il numero delle registrazioni europee di nuove varietà vegetali è cresciuto notevolmente determinando il passaggio dalle 1.458 varietà protette del 1996, alle 21.576 del 2013. Solo nella seconda metà del 2013 si è registrato un incremento del 10% del numero delle domande di registrazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le richieste di registrazione da parte dei Paesi membri dell’Ue provengono per la maggior parte da Olanda, Francia, Germania e Danimarca, mentre l’Italia si aggiudica solo la quinta posizione con 102 domande di registrazione nel 2013.

Le domande provenienti dai Paesi extra Ue vedono alle prime tre posizioni Usa, Svizzera e Giappone. I dati del primo bimestre 2014 stanno confermano il trend dell’anno precedente con l’aumento costante delle domande concernenti le nuove varietà ornamentali e agricole (rispettivamente +57,6% e +23,9%), mentre ancora debole si dimostra l’incremento segnato nel settore ortofrutticolo (18,5%). Si tratta perciò di una positiva inversione di tendenza che conferma la sempre maggiore rilevanza che nel corso degli ultimi anni ha assunto la ricerca genetica nell’ambito delle nuove varietà vegetali. Nel panorama europeo è la Francia a trainare il microcosmo delle nuove varietà vegetali, le cui imprese sementiere investono circa 220 milioni di €/anno in ricerca (quasi il 13% della cifra totale di tutto il settore). Gli ingenti capitali impiegati in Francia hanno determinato incrementi anche sul piano della produttività annuale di grano tenero (+1,27 q/ha/anno), barbabietola da zucchero (+ 56 kg di zucchero/ha/anno) e mais (+ 0,7 q/ha/anno)

“La vera sfida – dicono dunque dallo Studio Trevisan & Cuonzo - è vincere da una parte i diffusi pregiudizi nei confronti della ricerca in campo vegetale e, dall’altra, gli evidenti ostacoli oggettivi che le micro, piccole e medie imprese italiane possono incontrare nello sviluppo di un’attività di ricerca originale e nella sua tutela da contraffazione.” Secondo gli ultimi dati disponibili (Fonte: Istat), riferiti all’anno 2011, su un totale di 1,6 milioni di aziende agricole, l’84% impiega meno di un’unità di lavoro, il 97,3% è costituito da aziende individuali ed è a conduzione diretta. Se a queste difficoltà oggettive- incalzano-  si aggiunge la mancanza di una vera e propria cultura dell’innovazione in Italia che, purtroppo, attanaglia trasversalmente tutti i settori produttivi, il ritardo del nostro Paese nella tutela delle varietà vegetali di fatto non sorprende. A tutto questo- si spiega ancora- vanno aggiunti gli evidenti rischi sul fronte della contraffazione: l’allarme, lanciato dagli esperti del settore agricolo, si riferisce all’utilizzo di sementi certificate in percentuali nettamente al di sotto del fabbisogno nazionale, che svela così un utilizzo di sementi contraffatte per la restante parte. Pertanto - continuano nella loro analisi-  assume ancora maggiore rilievo la tematica della privativa concessa al costitutore della nuova varietà, per tutelarsi da riproduzioni illegali o contraffazioni purché il costitutore abbia protetto la nuova varietà prima ancora di aver messo in commercio il seme. Ciò consente evidentemente un controllo generale su tutta la filiera alimentare, partendo dall’unità minima (ossia il seme) per poter fornire garanzia e sicurezza all’intero pubblico dei consumatori sulla genuinità del prodotto finito.

in data:12/07/2014

Cerca

Multimedia

  • video

    Tg Agricoltura. Edizione 4 luglio

  • foto

    Binomio, a Roma arriva la cucina all day long nata in Catalogna

  • video

    Tg Agricoltura. Edizione 27 giugno