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Emergenti/Gabriele Cordaro, nel frigo di uno chef non dovrebbe mai mancare la frutta

L' Elegance Cafè di Roma ha ospitato il giovane professionista con un suo menù degustazione. In questa intervista racconta delle sue esperienze e del sogno di aprire un ristorante tutto suo

La classe non è acqua. E l'esperienza serve a nobilitarla. Gabriele Cordaro, classe 1985, sa bene che cosa è la gavetta: dopo il Corso professione cuoco delle Scuole di Gambero Rosso a Roma è andato ad apprendere il "mestiere"  da Acquolina Hostaria (Roma) come capo partita gardemanger e addetto alla panificazione,  per poi passare a Glass Hostaria (Roma) occupandosi degli antipasti e dei secondi sempre come capo partita per arrivare alla "corte" di Massimo Bottura (Osteria Francescana).

Il suo percorso è stato breve ma estremamente efficace, è successo tutto in poco tempo, questo grazie al suo gran talento culinario, giusto?

"A 26 anni ho capito che quella che era sempre stata la mia passione, poteva diventare il mio lavoro e il mio futuro anche non avendo frequentato una scuola alberghiera. Mi sono iscritto così al Gambero Rosso diventando il miglior allievo del 2011. Da li ho lavorato da Acquolina, Glass e Osteria Francescana".

Lo devo chiedere: cosa non manca mai nel suo frigorifero? E quale piatto sente che la rappresenta maggiormente...

"Nel frigo di uno chef non dovrebbe mai mancare la frutta; a parte che fa benissimo al corpo ma è anche uno di quegli ingredienti che da quel tocco in più ad un piatto, sia salato che dolce. Il piatto che più mi rappresenta?!?! Sono un inguaribile goloso e nonostante mi diletto molto nella pasticceria direi che forse il 'pollo alla cacciatora' é il piatto in cui mi riconosco maggiormente. È uno dei piatti che preparava mia nonna e quando lo faceva, il profumo lo sentivo sin dal portone del palazzo".

E'cresciuto tanto, è apprezzatissimo, ma cosa sogna davvero?

"Il mio sogno è quello di potermi affermare nel panorama culinario, nel poter aprire, un giorno, un ristorante e nel poter insegnare ai ragazzi quello che ho imparato io della cucina. Poter condividere con gli altri la passione e le emozioni che mi da, saper cucinare. Credo molto in questa professione, anche perchè l'ho scelta a 26 anni. Sapevo che sarebbe stata durissima ma la rifarei di nuovo. Non cambierei per nulla al mondo!"

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