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Vino: sequestrato in Veneto falso Pinot Grigio

Il progetto Pinot Grigio «delle Venezie» prevede il passaggio da Igt a Doc anche per migliorare il controllo del brand varietale

L’Icqrf – Ispettorato Repressione Frodi del Mipaaf – e la Guardia di Finanza di Treviso hanno sequestrato 130 mila litri di vino falsamente etichettato come IGP «Puglia» Pinot Grigio, in realtà proveniente da varietà di uva a bacca bianca diverse dal Pinot Grigio.

L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Venezia, è stata chiamata 'Pinocchioʹ anche perché, oltre all’impiego di uve non-Pinot Grigio, la produzione di uva veniva dichiarata talvolta su vigneti inesistenti agli esami cartografici e satellitari. In pratica, la produzione vitivinicola – di ignota origine e provenienza – era fittiziamente attestata da imprese ʹcartiereʹ pugliesi che emettevano falsa documentazione per coprire (e giustificare formalmente) l’origine geografica e varietale.

Un caso, simile alla operazione ʹIn vino varietasʹ (leggi qui) che conferma l’importanza del brand varietale in etichetta come importante strumento di marketing.

Si tratta non a caso di un’informazione talvolta contraffatta per dare valore aggiunto e maggiore appeal commerciale a vini spesso anonimi dal punto di vista ampelografico.

 

Il brand varietale Pinot Grigio

La varietà Pinot Grigio, particolarmente apprezzata dal mercato estero, trova spazio in particolar modo nei vigneti del Triveneto, tra l’altro (insieme alla varietà Glera) negli ultimi anni in netto e progressivo incremento.

E tra le diverse produzioni enoiche Pinot Grigio, si fa strada (anche in considerazione del crescente successo commerciale) il progetto interregionale Pinot Grigio «delle Venezie» Doc che – partendo da una base non specificatamente varietale oggi già riconosciuta come Igp – tenta di seguire la fortunata scia Prosecco-style.

Il punto di partenza, come detto oggi Igp, è rappresentato da un giro d’affari pari a 1,5 milioni di ettolitri per un valore di 150 milioni di euro, rispettivamente il 17,2% e il 22,7% del volume e del valore del segmento Igp e in cima alla classifica del comparto ad Indicazione Geografica (dati Ismea – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare).

Si tratta di un’iniziativa, tra l’altro particolarmente discussa negli ultimi mesi tra gli stessi addetti ai lavori, che prevede l’inserimento del nome Pinot Grigio nel nome protetto a livello UE (già seguito per altre Doc) e che andrebbe a includere 20 mila ettari di vigneto in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino, per una produzione di circa 200 milioni di bottiglie.

Segnale chiaro (sul quale riflettere) di una rimodulazione dell’offerta, per cercare di soddisfare la crescente domanda di vino, in tal caso Pinot Grigio ma, più in generale varietale, che evidentemente ha un impatto commerciale che talvolta prescinde dalla rivendicazione territoriale Dop o Igp.

Certamente (è questo uno degli elementi portato avanti dai sostenitori del progetto), il riconoscimento della super-Doc interregionale – specie se provvista del contrassegno di Stato come sistema di rintracciabilità dei lotti – potrà fornire alla produzione Pinot Grigio una maggiore tutela e monitoraggio dei flussi ed un miglior controllo di filiera, fattori utili a contrastare frodi e contraffazioni.

in data:06/08/2016

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