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Ogm, ognuno decide per sè

Raggiunto, a livello europeo, l'accordo politico sugli organismi geneticamente modificati. Gli Stati membri dell'Ue saranno liberi di decidere se permettere o vietare, parzialmente o totalmente, la coltivazione

Roma- L'ultima parola spetterà ad ogni singolo Stato. E’ questa l’indicazione che esce dal Consiglio Ue Ambiente svolto a Lussemburgo. Operativamente dunque gli Stati membri della Unione europea saranno liberi di decidere se permettere o vietare, parzialmente o totalmente, la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio. La decisione è figlia di un formale accordo politico che dovrà essere adottato da parte del Consiglio della posizione assunta in prima lettura. La presidenza di turno italiana del Consiglio Ue dovrebbe avviare negoziati con il nuovo Parlamento europeo all'inizio dell'autunno 2014.

“L'intesa raggiunta – ha commentato il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina – introduce la necessaria flessibilità che consente agli Stati membri di decidere in merito alla gestione della propria agricoltura, permettendo di vietare o limitare la coltivazione degli Ogm nel proprio Paese. Il compromesso evidenzia, nonostante il diverso approccio di alcuni Stati Membri, la volontà generale di superare i problemi legati al sistema vigente. Ribadisco – ha aggiunto il responsabile del dicastero agricolo – l’importanza di un’adozione rapida della Direttiva, auspicando che il relativo iter possa concludersi durante il semestre di Presidenza italiana, quantomeno con il raggiungimento dell’accordo politico nella fase della co-decisione con il nuovo Parlamento europeo”.

Più in dettaglio, la nuova Direttiva approvata  prevede che, durante la fase istruttoria coordinata dall’Efsa sulla richiesta di introduzione sul mercato europeo di un prodotto Ogm da parte di una impresa, lo Stato membro possa chiedere all’impresa l’esclusione del proprio territorio dalla fase della “coltivazione”. Nel caso in cui nessun accordo fosse raggiungibile con l’impresa su detta limitazione geografica, lo Stato Membro è autorizzato ad assumere un proprio provvedimento di divieto o limitazione della coltivazione, motivandolo anche con ragioni di politica agricola. È previsto, in tal caso, un esame da parte della Commissione europea sul contenuto del provvedimento, esame che dovrà comunque esaurirsi in un periodo di 75 giorni, cessato il quale lo Stato Membro potrà procedere unilateralmente, recependo o no le osservazioni della Commissione. Lo Stato Membro può attivare analoga procedura anche per i prodotti Ogm già autorizzati a livello comunitario (come ad esempio il mais MON810), entro il termine di sei mesi dall’entrata in vigore della nuova Direttiva.

Intanto oggi il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar del Lazio di bloccare le semine biotech in corso nei campi del Friuli rinviando la definitiva decisione nel merito Al 4 dicembre quando di fatto sarà già in vigore la normativa europea che lascia la libertà di non coltivare Ogm ai singoli Stati Membri. A segnalarlo è la Coldiretti in riferimento al pronunciamento del Consiglio di Stato nei confronti della sentenza del Tar del Lazio che aveva bocciato il ricorso presentato contro il decreto interministeriale che proibisce la semina di mais biotech Mon810 modificato geneticamente.

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